Il gioco della Morte – Death’s Game: uno, nessuno e centomila orrori

Il gioco della Morte – Death’s Game: uno, nessuno e centomila orrori

Il gioco della Morte – Death’s Game: uno, nessuno e centomila orrori


Il gioco della Morte  Deaths Game uno nessuno e centomila orrori

È una scommessa sconcertante che trasforma Death’s Game in un altro tipo di horror ancora, facendone un’antologia nella quale ciascun episodio si declina in un genere (ma senza discostarsi dall’orrore): dal thriller industriale allo school drama, dalla rom-com al poliziesco e così via. Alcune scene sono piuttosto cruente per una serie tv coreana, rese ancora più agghiaccianti dal fatto che il punto di vista è quello della vittima: un neonato che viene scosso fino alla morte, un uomo seviziato a cui vengono segati gli arti. La serie si appropria degli stereotipi di ciascun genere, li prende in giro e al contempo li piega alle necessità della trama, man mano rivelando che la forma antologica è una realtà formale ma non narrativa: che sia uno studente del liceo bullizzato o un poliziotto codardo, oppure un infante vittima di abusi, ognuno è collegato agli altri personaggi, al servizio di una storia fatta di tasselli che si compongono per creare un soddisfacente e per lo più imprevedibile “big picture”: la Morte, infatti, ha i suoi piani. Imbroglia, tortura, punisce, ma il suo scopo è più grande e significativo di un mero contrappasso, fa parte di un disegno dalle implicazioni morali che al suo centro pone la figura di Park Tae-u (Kim Ji-hun di La casa di carta: Corea), un maniaco megalomane e sociopatico.



Leggi tutto su www.wired.it
di Lorenza Negri www.wired.it 2024-01-09 13:00:00 ,

Previous Dai fondi Covid al «sostegno alle piccole imprese». Così lo Stato ha dato quasi 100mila euro alla Inver di Verdini jr

Leave Your Comment